Denti di latte di Silvia Calderoni è, cito dalla pagina di Fandango Libri, un libro indefinibile, inedito, umanissimo.
Indefinibile. Non catalogabile, impossibile da circoscrivere all’interno di parametri prestabiliti e fissi.
Denti di latte è un libro che ho cercato continuamente durante la lettura.
Volevo tornarci, tornare tra le pagine, stare ancora dentro a quello che avevano da dirmi. Ha fatto costantemente irruzione nello spazio e nel tempo delle mie giornate, attirandomi e accogliendomi ogni volta come fanno i luoghi che riconosciamo, che in qualche modo, chissà come, sono anche nostri. Luoghi in cui è bello sostare.
Non capita spesso, ma quando capita.
E magari capita perché la scrittura di Silvia Calderoni si può vedere e si può toccare, è fatta di materia viva, come sono vivi certi ricordi quando li vesti di immaginazione.
[…] C’è voluta molta pazienza e tanta pratica, ma ormai non c’è più niente di approssimativo, arrivo a rievocare scalini e battiscopa con una precisione da carta millimetrata. Luoghi circoscritti e nominabili vengono strappati da lontani spazio-tempo della mia memoria, per ricomporsi in un nero brillante infinitamente fertile. E più tutto diventa florido e ricco di dettagli, più il sonno che verrà si trasforma in una possibilità creativa. Per poter dormire un sonno creativo questa è la mia porta d’accesso. […]
Questa materia ha la forma dell’infanzia, delle percezioni e delle emozioni raccontate da quel punto di vista spesso sottovalutato, quando non sovradeterminato, delle persone piccole.
Tutto è vivido, denso, netto come densi e netti sono i pensieri delle bambine e dei bambini che stanno al centro del loro mondo delimitato eppure sterminato, lontano dalla logica e dalle scale scalcinate e traballanti di valori degli adulti.
Denti di latte di Silvia Calderoni è corpo.
Il corpo della protagonista, le sue braccia, le sue gambe, le sue mani. I suoi gesti, le sue ritualità, i suoi giochi che possono cambiarle il destino. I suoi occhi che vedono in entrambi i regni, anche in quello del nero. Regno accogliente. Il suo sguardo sulle cose e sulle persone, sui suoi genitori, sulla sua stanza, sulla sua casa, sui tendoni della festa dell’Unità.
[…] Per ora, appoggiata qui, non faccio in tempo a finire un movimento che già ne comincio un altro: in questo esubero di metri quadrati, quando mi muovo tra cassetti e ante che contengono per lo più cose non mie, lascio scie di confusione. Una stanza troppo grande per il mio corpicino, circondata da stanze troppo piccole per i loro due corpi adulti. […]
Non c’è trama in Denti di latte, ma atti di un testo teatrale, coreografie di momenti, uno dopo l’altro, che affiorano e si concretizzano e in cui il corpo è immerso.
Silvia Calderoni in fondo, ma anche in cima, e in mezzo, lo si legge in questo libro, è attrice e performer. Lo si legge nella struttura, nell’uso della punteggiatura, nel suono delle atmosfere.
Non c’è trama, o quasi.
Perché c’è una trama in ogni coreografia. E c’è la storia di una tosse che preoccupa e la storia di una tosse che allontana. E la storia di un’amicizia.
E comunque a me è bastato lo scivolare dentro ad un ricordo profondo. Da piccola facevo lo stesso gioco. Potessi tornare a quelle scale lo farei ancora.
[…] La regola è semplice, arrivare alla vetta prima di sentire il suono sordo del portone che si chiude. La posta al contrario è altissima. Allungare la vita della nonna, trovare i compiti già fatti, vedere lei sorridere, interrompere la guerra in Iraq che neanche so bene dove sia ma a quanto dice la televisione ci stanno lanciando tantissime bombe. […]
Denti di latte
Silvia Calderoni
Fandago Libri 2023
144 p