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King Kong Theory – Virginie Despentes – (non) recensione

La voce di Virginie Despentes è assertiva. Irrompe e squarcia. Pone corpo e pensiero al centro del conflitto. Non ha tempo di tergiversare, non c’è più tempo e non è più il tempo. È tempo di dire, affermare, sovvertire. Adesso, e domani. È tempo di far saltare tutto. La voce di Virginie Despentes, conscia delle regole imposte del gioco le sorpassa, le inverte, le scardina.
Non le ignora, le conosce. Le conosce bene. Semplicemente, le rifiuta.
Le frantuma.
La voce di Virginie Despentes arriva in profondità, al centro esatto del bersaglio. Perché è una voce che non si addolcisce, perché è una voce che non sussurra, perché è una voce che non chiede permesso. Perché è una voce che non si abbellisce per non disturbare, è una voce che non si edulcora per non turbare.

È una voce che non si imbarazza della sua potenza.

E la potenza di questo libro è necessaria. Questo libro è necessario. Le voci come quella di Virginie Despentes sono necessarie. Trovare la nostra voce è necessario. Non imbarazzarci della nostra potenza è necessario.
Non imbarazzarci della nostra potenza è di vitale importanza.
Sovvertire, afferrare, alzare la voce. Affermare, rifiutare. Conoscere, conoscersi. Riconoscere, riconoscersi.

La voce di Virginie Despentes, in questo libro che è un saggio, che è un’autobiografia ma che è anche un manuale di autodifesa femminista, parla di femminismo, di capitalismo. Parla di prostituzione, di femminilità, di virilità, parla di cinema porno. Mette tutto sotto la lente d’ingrandimento, porta allo scoperto, scoperchia. E identifica una costante, la posizione subalterna della donna. Controllata, giudicata, punita, richiamata all’ordine dal controllo del maschio dominante. Le regole imposte del gioco. Le regole di un gioco che è tutto un cinema, messinscena dei segni e precisione dei costumi.

Un gioco, delle parti, da frantumare.

La voce di Virginie Despentes è King Kong, metafora di una sessualità precedente alla distinzione dei generi […] al di là della femmina e al di là del maschio. […] Ibrido, precedente la costrizione del binarismo di genere.

La voce di Virginie Despentes pronuncia la parola confiscata.

Stupro

La parola pericolosa.

Nell’istante in cui ho capito quello che ci stava succedendo, ho avuto la certezza che i più forti erano loro. È un fatto mentale. Da allora sono convinta che se avessero cercato di rubarci i giubbotti la mia reazione sarebbe stata diversa. Non ero temeraria, ma spesso incosciente. In quell’istante, però, mi sono sentita donna, maledettamente donna, come mai mi era capitato prima, come non mi è mai più capitato in seguito. […] Il progetto dello stupro rifaceva di me una donna, qualcuno di essenzialmente vulnerabile. Le ragazzine vengono addestrate perché non facciano male agli uomini, le donne richiamate all’ordine ogni volta che infrangono una regola. […] Non ce l’ho con me stessa per non aver osato ammazzare uno di loro. Ce l’ho con una società che mi ha educata senza mai insegnarmi a fare del male ad un uomo se mi apre le gambe a forza, quando questa stessa società mi ha inculcato l’idea che è un crimine da cui non mi riprenderò mai.

La voce di Virginie Despentes non è dolce, non è affabile.

Quella che le donne hanno vissuto non è solo la storia degli uomini tanto quanto gli uomini, ma anche la loro oppressione specifica. Di una violenza inaudita. Da cui questa semplice proposta: andatevene a fare in culo, con la vostra condiscendenza nei nostri confronti, le vostre ostentazioni di forza garantite dalla collettività, di protezione mirata, o con le vostre manipolazioni di vittime per cui l’emancipazione femminile sarebbe difficile da reggere. Difficile, caso mai, è essere donna, e sopportare tutte le vostre stronzate. A ben guardare, i vantaggi che ricavate dalla nostra oppressione sono specchi per le allodole. Quando difendete le vostre prerogative di maschi, siete come quei camerieri dei grandi alberghi che credono di esserne i proprietari… arroganti lacchè, nient’altro.

La voce di Virginie Despentes sa che c’è stata una rivoluzione femminista, che si sono articolati discorsi, a dispetto della decenza, a dispetto delle ostilità e che la riflessione continua. E quindi, si domanda la voce potente di Virginie Despentes, a quando l’emancipazione maschile?

Perché il femminismo è una visione, una scelta.

Ed è tempo di far saltare tutto.

 

 

King Kong Theory
Virginie Despentes
Fandango Libri 134 pp.
2019
King Kong Théorie, Grasset, 2006

2 risposte

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