blockmianotes

Tag: (non)recensioni

notes

Ebbene sì

Ebbene sì. È tempo di piedi nudi e vestiti leggeri. È tempo di colazioni che si mischiano con il pranzo, e gesti lenti, e di caffè bevuti senza prescia. È tempo di libri appilati e pile di libri che si assottigliano alla velocità necessaria. È tempo di birre ghiacciate e mojitos. È tempo di lasciarsi trasportare dal tempo e smettere una buona volta di provare a trasportarlo. È tempo di lunghe sere d’estate. E di sudore che scivola lungo la schiena. Ebbene sì. È tempo di pensieri che diventano parole scritte. È tempo di progetti da sfare e disfare con la calura che fa tremolare l’orizzonte. È tempo di riassumere, di pesare, eliminare, aggiustare. È tempo di camminare, nuotare e dormire. È tempo mio.

Sul #rogodilibri, maledetti libri

Perché se sfrondiamo tutta questa storia veneta, se mettiamo per un attimo da parte tutto quello che si porta appresso, resta l’idea, fondata o meno chissà ma a me resta, che i libri, questi maledetti contenitori di parole che veicolano conoscenza un po’ dappertutto, fanno ancora tanta ma tanta paura. E io questo lo capisco. I libri sono spaventosi, sono pericolosi perché incontrollabili. Possono arrivare ovunque e dentro ci puoi trovare di tutto. Di tutto. Questi maledetti portano le Storie a spasso nel tempo. Lottano contro l’oblio, conservano la memoria delle persone e delle cose, anche di quelle che ci provano in tutti i modi a nascondersi, a sparire, a non esistere più. I libri fanno resuscitare i morti. Come si fa a non avere paura di una cosa così potente? Apri un libro e senza sapere come hai fatto sei dentro a luoghi incredibili, investito da sentimenti mai provati, di fronte a cose che non avresti mai creduto possibili. Puoi scoprire qualcosa che nessun altro avrebbe mai potuto insegnarti. Puoi imparare anche ad amare, ad odiare perfino. Tra le pagine di un libro, in mezzo a tutti quei segni neri, puoi conoscere persone che poi non ti lasceranno più. E trovare frasi che è tutta la vita che le pensi, e che a vederle lì, che le puoi anche toccare e leggere una volta, due, tre, all’infinito, ti si muove qualcosa dentro che assomiglia al non sentirsi più estranei a sé stessi. Ci sono libri che a leggerli, che anche solo a tenerli tra le mani, ti viene voglia di spaccare il mondo. Ti viene voglia di fare la rivoluzione. I libri, questi maledetti, ti fanno guardare le cose da un altro punto di vista, da mille altri punti di vista, lo sguardo si fa obliquo  e trasversale e allora si rischia di vedere e di capire cose che altrimenti avresti tranquillamente continuato ad ignorare, o a non comprendere fino in fondo. Sono davvero incredibili, questi libri, non sai mai dove ti porteranno, non sai mai che tipo di piacere, o fastidio, ti faranno provare. Non c’è da fidarsi, di questi libri. Creano dipendenza, ne vuoi sempre di più, non si riesce a farne a meno. Lo vedi che c’è anche qualcuno che li apre e li sniffa? Non c’è da fidarsi, danno cibo  all’immaginazione, aprono porte che dovrebbero restare chiuse. Creano legami tra le persone che finiscono per riconoscersi in quello che leggono. Riconoscersi, incontrarsi, parlarsi. Svelano misteri, alimentano i desideri. Come si fa a non avere paura di una cosa che è capace di restare per sempre nella vita di una persona. Per sempre tra le pieghe dei pensieri il primo libro che ti ha fatto piangere, il primo libro che ti ha fatto paura, il primo libro che ti ha contorto le budella. E quello che non avresti mai voluto smettere di leggere, quello che infatti rileggi appena puoi. Quello che avresti voluto scrivere tanto è perfetto. E quello che non fai altro che dire a tutti di leggere.  Sono bombe pronte ad esplodere in qualsiasi momento, in un posto qualsiasi. E non c’è modo di difendersi. Non c’è modo di fermarli. Trovano sempre il modo di sopravvivere, in un modo o nell’altro. Come si fa a non avere paura dei libri? Come si fa a non avere paura?

Cos’altro ancora?

«Scriverò agli assessori alla Cultura dei Comuni del Veneziano perché queste persone siano dichiarate sgradite e chiederò loro, dato anche che le biblioteche civiche sono inserite in un sistema provinciale, che le loro opere vengano ritirate dagli scaffali: è necessario un segnale forte dalla politica per condannare il comportamento di questi intellettuali che spalleggiando un terrorista». […] «Chiederò di non promuovere la presentazione dei libri scritti da questi autori: ogni Comune potrà agire come crede, ma dovrà assumersene le responsabilità». (tutto l’articolo è qua, se proprio vi volete male) Queste sono le parole dell’assessore alla Cultura della Provincia di Venezia con delega alle Biblioteche, Raffaele Speranzon. Di cosa vaneggia? Molto semplice. Nel 2004 alcuni scrittori e scrittrici firmarono una petizione per la liberazione di Cesare Battisiti. Secondo la brillante idea dell’assessore Speranzon i libri di suddetti autori e autrici devono essere rimossi dalle biblioteche. E che con ardore e virilità si boicottino incontri e presentazioni. Delirio puro. Pericolosissimo puro delirio. E la questione, che ve lo dico a fare, non è certo “Battisiti sì, Battisti no”. Qui siamo oltre. Io altre parole da aggiungere non ce le ho. Davvero. Seguite la stanza dei bottoni dei Wu Ming.  Perché (cito) “Ha ragione Quadruppani: non si può reagire con un’alzata di spalle, dire “è solo una provocazione”, consigliare l’indifferenza “per non fare pubblicità a certa gente”. A volte bisogna fare così, ma non sempre.”

di libri e liste

Faccio ordine tra le priorità libresche, che vengono poi puntualmente ignorate, ma almeno per qualche attimo mi illudo di seguire un filo e un percorso nella scelta delle letture. Tipo, leggere Don De Lillo perché ne parla Giuseppe Genna. Comunque. – The Paris Review. Interviste. Vol. 1, Fandango Libri Sedici interviste che pare siano, alla fine, viaggi nella scrittura. Dentro ci sono le interviste a Saul Bellow, Elizabeth Bishop, Jorge Luis Borges, James M. Cain, Truman Capote, Joan Didion, T.S. Eliot, Jack Gilbert, Robert Gottlieb, Ernest Hemingway, Dorothy Parker, Richard Price, Rober Stone, Kurt Vonnegut, Rebecca West, Billy Wilder. Ci fosse anche solo l’intervista a Borges, posso privarmene? Non credo. – Panta. Scrittura Creativa. La scrittura creativa raccontata dagli scrittori che la insegnano. (Bompiani) Questo magari è tanto fumo ma poco arrosto, però mi incuriosisce lo stesso. Dal sito isb.it: Storie, chiacchiere di bottega, segreti e curiosità sui percorsi della scrittura: questo libro è uno strumento indispensabile per chi ama scrivere, ma anche per coloro che vogliono semplicemente esercitare una forma di lettura ragionata e attenta. […] Essenzialmente si tratta di interviste in cui si presentano i criteri, i modi, le forme, i tempi con cui il singolo scrittore trasforma in narrazione pensieri e idee, corredate di una fotografia scelta dall’autore per testimoniare visivamente il proprio pensiero. […] E poi.  A leggere “Lezioni Americane. Sei proposte per il prossimo millennio.” di Calvino ti si apre un mondo di collegamenti che a starci dietro non ti bastano due vite. – La camera chiara. Nota sulla fotografia., Roland Barthes (Einaudi) Un libro di cosiderazioni sulla fotografia, sulle percezioni, il tutto condito con un po’ di semiotica. Per non farsi mancare nulla. – L’altro mondo ovvero Gli Stati e gli imperi della luna, Cyrano de Bergerac (Liguori) Visionario anticipo della moderna fantascienza, a quanto pare. Per non voler poi aggiungere, aprendo un mutuo e attaccandosi ad una flebo di zuccheri, – Quaderni, Paul Valéry (Adelphi) Olè. (lunedì 22 marzo 2010 dal blogspot)

Ultimo di Saramago

Il 21 aprile 2010 esce anche in Italia, dopo Portogallo, Spagna, Brasile e Catalogna, “Caino”, l’ultimo libro di Josè Saramago. Edito dalla Feltrinelli dopo il divorzio dall’Einaudi. In questo messaggio di Pilar del Rio tutto quello che c’è da sapere su questo nuovo lavoro del signor Saramago. Cari amici, Saramago ha scritto un altro libro. È intitolato “Caino”, e Caino è uno dei protagonisti principali. Un altro è Dio e un altro ancora l’umanità nelle sue differenti espressioni. In questo libro, come nei precedenti – per esempio “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”- l’autore non tergiversa né ricorre a sotterfugi al momento di affrontare ciò che per millenni, in seno alle diverse culture e civiltà, è stato considerato intoccabile e innominabile: la divinità e il complesso di norme e precetti che gli uomini istituiscono intorno a questa figura per esigere da se stessi – o, sarebbe meglio dire, per esigere dagli altri – una fede incrollabile e assoluta nella quale tutto si giustifica, dal negare se stessi fino all’estenuazione, al morire offrendosi in sacrificio, all’ uccidere in nome di Dio. “Caino” non è un trattato di teologia, né un saggio, né un regolamento di conti: è un’invenzione letteraria in cui Saramago mette alla prova la propria capacità narrativa, raccontando nel suo personalissimo stile una storia della quale tutti conosciamo la musica e qualche frammento di parole. A testa alta (il modo in cui oggi bisogna guardare al potere, senza paura né eccessiva reverenza), Josè Saramago ha dunque scritto un libro che non ci lascerà indifferenti, che susciterà nei lettori sconcerto e forse angoscia: ma, amici, la grande letteratura esiste per piantarsi in noi lettori come un pugnale nel ventre, non per addormentarci come se ci trovassimo in una fumeria d’oppio e il mondo fosse pura fantasia. Questo libro ci cattura, lo dico perché l’ho letto, ci scuote e ci fa pensare: scommetto che quando lo avrete finito, quando farete il gesto di chiuderlo, guarderete l’infinito, oppure, ciascuno dentro di sé, vi lascerete sfuggire un ufff venuto dall’anima e avrà inizio un’ autentica riflessione personale alla quale, più tardi, seguiranno conversazioni, discussioni, prese di posizione, e, in molti casi, lettere in cui si dirà che simili idee chiedevano di prendere forma, era ora che lo scrittore si mettesse al lavoro, e grazie per averlo fatto con risultati tanto meravigliosi. Quest’ultimo romanzo di José Saramago – che non è molto lungo né potrebbe esserlo, perché per affrontarlo occorrerebbe ben altro fiato di quello che abbiamo – è letteratura allo stato puro. Tra pochissimo potrete leggerlo in portoghese, spagnolo e catalano, e allora vedrete che non sto esagerando e non è un desiderio disordinato che mi induce a raccomandarlo: lo faccio con la più assoluta soggettività, perchè soggettivamente viviamo e leggiamo. E parlo agli amici, perché questa lettera è diretta soltanto a voi. Con grande gioia. Auguri a tutti i lettori: un anno dopo “Il viaggio dell’elefante” abbiamo un altro Saramago. Fa tre libri in un anno, perché va incluso anche I Quaderni, il libro che leggiamo qui, giorno per giorno. Non possiamo chiedere di più, il nostro si è dato da fare, e in che modo. L’età, amici, aguzza l’intelligenza e rende più rapida la sua capacità di lavoro. Come siamo fortunati, noi lettori, ad avere chi scrive per noi. Pilar del Río www.josesaramago.org Olè. (martedì 9 marzo dal blogspot)

Skip to content