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Ultimo di Saramago

Il 21 aprile 2010 esce anche in Italia, dopo Portogallo, Spagna, Brasile e Catalogna, “Caino”, l’ultimo libro di Josè Saramago. Edito dalla Feltrinelli dopo il divorzio dall’Einaudi.

In questo messaggio di Pilar del Rio tutto quello che c’è da sapere su questo nuovo lavoro del signor Saramago.

Cari amici,

Saramago ha scritto un altro libro. È intitolato “Caino”, e Caino è uno dei protagonisti principali. Un altro è Dio e un altro ancora l’umanità nelle sue differenti espressioni. In questo libro, come nei precedenti – per esempio “Il Vangelo secondo Gesù Cristo”- l’autore non tergiversa né ricorre a sotterfugi al momento di affrontare ciò che per millenni, in seno alle diverse culture e civiltà, è stato considerato intoccabile e innominabile: la divinità e il complesso di norme e precetti che gli uomini istituiscono intorno a questa figura per esigere da se stessi – o, sarebbe meglio dire, per esigere dagli altri – una fede incrollabile e assoluta nella quale tutto si giustifica, dal negare se stessi fino all’estenuazione, al morire offrendosi in sacrificio, all’ uccidere in nome di Dio.

“Caino” non è un trattato di teologia, né un saggio, né un regolamento di conti: è un’invenzione letteraria in cui Saramago mette alla prova la propria capacità narrativa, raccontando nel suo personalissimo stile una storia della quale tutti conosciamo la musica e qualche frammento di parole. A testa alta (il modo in cui oggi bisogna guardare al potere, senza paura né eccessiva reverenza), Josè Saramago ha dunque scritto un libro che non ci lascerà indifferenti, che susciterà nei lettori sconcerto e forse angoscia: ma, amici, la grande letteratura esiste per piantarsi in noi lettori come un pugnale nel ventre, non per addormentarci come se ci trovassimo in una fumeria d’oppio e il mondo fosse pura fantasia. Questo libro ci cattura, lo dico perché l’ho letto, ci scuote e ci fa pensare: scommetto che quando lo avrete finito, quando farete il gesto di chiuderlo, guarderete l’infinito, oppure, ciascuno dentro di sé, vi lascerete sfuggire un ufff venuto dall’anima e avrà inizio un’ autentica riflessione personale alla quale, più tardi, seguiranno conversazioni, discussioni, prese di posizione, e, in molti casi, lettere in cui si dirà che simili idee chiedevano di prendere forma, era ora che lo scrittore si mettesse al lavoro, e grazie per averlo fatto con risultati tanto meravigliosi.

Quest’ultimo romanzo di José Saramago – che non è molto lungo né potrebbe esserlo, perché per affrontarlo occorrerebbe ben altro fiato di quello che abbiamo – è letteratura allo stato puro. Tra pochissimo potrete leggerlo in portoghese, spagnolo e catalano, e allora vedrete che non sto esagerando e non è un desiderio disordinato che mi induce a raccomandarlo: lo faccio con la più assoluta soggettività, perchè soggettivamente viviamo e leggiamo. E parlo agli amici, perché questa lettera è diretta soltanto a voi. Con grande gioia.

Auguri a tutti i lettori: un anno dopo “Il viaggio dell’elefante” abbiamo un altro Saramago. Fa tre libri in un anno, perché va incluso anche I Quaderni, il libro che leggiamo qui, giorno per giorno. Non possiamo chiedere di più, il nostro si è dato da fare, e in che modo. L’età, amici, aguzza l’intelligenza e rende più rapida la sua capacità di lavoro. Come siamo fortunati, noi lettori, ad avere chi scrive per noi.

Pilar del Río

www.josesaramago.org

Olè.

(martedì 9 marzo dal blogspot)

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