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Femonazionalismo, Il razzismo nel nome delle donne – Sara R. Farris – cit.

Il femonazionalismo, ancora sul corpo delle donne in nome delle donne.

[…] Marianne in Francia; una donna con una corona di mura cittadine in Italia; una vergine (Stedemaagd) a rappresentate la città di Amsterdam nei Paesi Bassi: in tutti e tre i paesi le donne incarnano o simboleggiano la nazione. Ma quali donne e a quale scopo? Secondo Massimo Leone il declino dell’aristocrazia e l’ascesa della borghesia sono coincisi con la rappresentazione della nazione moderna attraverso il corpo di una donna “del popolo”, al posto delle figure tradizionali di dee o regine. Con la perdita dell’aura sacra che un tempo circondava la monarchia i cittadini dello stato moderno non potevano più identificarsi con l’autorità regale ma avevano bisogno di simboli più terreni e popolari.

Questa tuttavia non è l’unica ragione: rappresentare la nazione con le sembianze di una donna ha permesso di naturalizzare il progetto politico nazionalista.

A differenza dello stato moderno, concepito come «prodotto artificiale di un patto tra individui razionali a tutela dei loro diritti, la nazione è intesa e vissuta come prodotto storico, se non addirittura naturale».
Anche se la nazione è un prodotto storico e sociale – o una comunità immaginaria, nella potente definizione di Benedict Anderson – naturalizzarlo ne permette e rinforza la legittimità poiché la sua presunta naturalezza implica la sua necessità, immutabilità e il diritto alla lealtà. […]

Femonazionalismo, il razzismo nel nome delle donne
Sara R. Farris
ed. Alegre





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