La dolcezza di Isidoro Sifflotin nelle parole di Enrico Ianniello.
[…] Quanta compagnia mi fecero le pagine dei libri, e quante cose mi imparai là dentro.
Perché, nelle pagine dei libri belli, ci sta scritta la vita che non si riesce a dire; nelle pagine dei libri belli la parola è un segno nero che si muove, si disegna, fa delle cure, delle linee dritte, dei cerchi, e tutti quei segni astratti significano di più di quello che veramente è la vita che tieni attorno, quando alzi gli occhi dal libro. Anzi, è di più e di meno allo stesso tempo, cambia anche lo spazio che tieni attorno e questo assomigliava ai miei fischi, che erano un segno di suono astratto, a volte bianco, a volte azzurro, a volte giallo, che volava nell’aria, e pure lui era allo stesso tempo di più e di meno della vita vera. […]