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dovrei in questo strano momento

Dovrei in questo strano momento

Dovrei scrivere qualcosa? Scrivere qualcosa su questo strano momento? Dei pensieri che si affollano e poi spariscono, o che faccio sparire forzando la distrazione, forzando l’assenza di pensiero?
Scrivere qualcosa. In fondo scrivere è quello che faccio. Ci mantengo la rotta, con le parole.
Ma io non so cosa accade là fuori. Tutta la tecnologia che ho a disposizione non è in grado di narrarmi quello che sta accadendo realmente là fuori. Tutta la rete di relazioni sintetiche che mi passa sotto i polpastrelli non è in grado di raccontarmi, realmente, le dinamiche in atto e le conseguenze di questo strano momento.
Quindi, di cosa dovrei scrivere? Con quali parole dovrei provare a mantenere la rotta?

Quello che so.

So che sono lontana dalla mia famiglia, non di qualche metro, o di un paio di quartieri. Sono lontana. Di una distanza dilatata dall’impossibilità di essere percorsa. E mi pesa. È alienante. È un pensiero, uno di quei pensieri di cui forzo l’assenza.
So che sono una privilegiata. Dal punto di vista economico, dal punto delle relazioni sociali. Perfino dal punto di vista abitativo. Ho un giardino. Ho la possibilità di uscire a camminare lungo un fiume.
So che ho deciso di provare a proteggere le persone che amo e quelle di cui non conosco il nome e la storia prima che un decreto me lo imponesse.
Non avevo bisogno delle regole calate dall’alto prima, non ne ho bisogno adesso.
Non avevo bisogno prima che qualcuno mi spiegasse come gira il mondo, non ne ho bisogno adesso.
Ho scelto di provare a proteggere le persone che amo e tutte le altre da qualcosa che non so realmente cos’è.
So che là fuori, a pagare le conseguenze incalcolabili di questo strano momento sono, e saranno, sempre e comunque le persone che già stanno, e stavano, pagando le conseguenze di un sistema che era malato da prima, che è malato da sempre.
So che da parole come emergenza, controllo, militarizzazione, coprifuoco non ci si può e non ci si deve aspettare niente di buono.
So che ho sospeso il pensiero, perché non ho gli strumenti e gli elementi necessari per fare o dire qualcosa di diverso da questo muoversi piano, con cautela, senza farmi trascinare né in una direzione né in un’altra.
So che mi ripeto che devo restare lucida. So che mi ripeto di procedere a passi lenti e ben distesi.
Per non farmi cogliere impreparata domani.

Navigo a vista. Esercito il dubbio.

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