La notizia della morte di José Saramago mi ha raggiunto mentre mi trovavo in Salento, in una casa bianca dentro e fuori. Stavo lavorando ad un nuovo racconto, il cellulare nella tasca dei pantaloni ha vibrato, gli ho dato un’occhiata, così, insomma, lontana da casa, magari poteva essere qualcosa di importante.
È morto Saramago.
Sono rimasta immobile. Spiazzata.
Ho chiuso il cellulare. Ho preso una cartina, mi sono fatta una sigaretta e sono uscita nel sole. Ho pensato, senza intenzione, ad ogni grande, immenso capolavoro del signor Saramago. Ho pensato almeno ad un passaggio di ogni romanzo. Poi mi sono venuti gli occhi lucidi, ho tirato su con il naso, sono tornata dentro e ho ricominciato a lavorare. A scrivere.
La sera, io e mia sorella, d’istinto, abbiamo scritto un messaggio per Pilar, firmato poi anche da mio padre. Lo trascrivo, perché per quanto ci provi, non riesco a riassumere in maniera diversa quello che provo.
Cara Pilar,
Ti pensiamo in questo momento di grande vuoto che ha lasciato José, uomo straordinario, buono e giusto, scrittore eccezionale, pensatore lucido e ironico, coscienza necessaria ed elevata di questo nostro mondo mediocre. Ci lascia i suoi capolavori che continueremo a leggere e a diffondere.
Vorremmo lasciare a te un abbraccio grande almeno la metà.
Con amore,