blockmianotes

Tag: compleanno

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tanti auguri a blockmianotes

Tanti auguri a me, tanti auguri a blockmianotes … che oggi compie tre anni (va detto, se non me lo notificava wordpress non me lo sarei mai ricordato). E in questi tre anni non ho [non]recensito tutti i libri che avrei voluto, non ho parlato di tutto quello che ho visto e sentito. E non ho scritto un post a settimana come mi riprometto sempre. Perché sono pigra, perché non sempre ho qualcosa da dire, perché le regole e la puntualità mi rendono nervosa. Perché vivo il mio blog come vivo la mia vita. A tratti, a sbalzi. Con timida irruenza. E insomma, tanti auguri a me e tanti auguri a blockmianotes. Olè!

sestanti

25 gennaio 1882 – buon compleanno Virginia Stephen (Woolf)

Mi piace ricordarla così […] All’epoca ebbe luogo uno straordinario episodio divenuto famosissimo: la burla del Dreadnought, la più grande e la più moderna delle navi da guerra della Marina di sua Maestà. Fu ideata da Adrian e dall’amico Horace Cole, famoso per i suoi scherzi. Si trattava di trarre in inganno la Marina con una presunta visita dell’Imperatore d’Abissinia e del suo seguito. Parrà incredibile, ma la grossolana truffa funzionò. Il 10 febbraio 1910 l’Imperatore, impersonato da Antony Buxton, e il suo seguito, che comprendeva anche Duncan Grant e Virginia coinvolta all’ultimo momento, con le facce annerite, insieme a Horace Cole, sedicente funzionario del Foreign Office, furono ricevuti con grande pompa a bordo della nave da guerra, che visitarono da cima a fondo, e della quale gli accompagnatori svelarono ogni segreto. Adrian, che fungeva da interprete, ricorreva a citazioni di Virgilio storpiandone la pronuncia latina, per tradurre agli pseudo-abissini quel che gli ufficiali andavano spiegando. Per Adrian il massimo dello spasso era che l’ammiraglio della Dreadnought, William Fisher, era un loro cugino. […] Testo e immagini (non son grandi scatti, lo so, abbiate pazienza): Virginia Woolf, una biografia con immagini John Lehmann La Tartaruga edizioni ed. 1983 Traduzione: Maura Pizzorno Art Director: Sergio Calatroni

sestanti

Cecità – incipit – Saramago

Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell’omino verde. La gente in attesa cominciò ad attraversare la strada camminando sulle strisce bianche dipinte sul nero dell’asfalto, non c’è niente che assomigli meno a una zebra, eppure le chiamano così. Gli automobilisti, impazienti, con il piede sul pedale della frizione, tenevano le macchine in tensione, avanzando, indietreggiando, come cavalli nervosi che sentissero arrivare nell’aria la frustata. Ormai i pedoni sono passati, ma il segnale di via libera per le macchine tarderà ancora alcuni secondi, c’è chi dice che questo indugio, in apparenza tanto insignificante, se moltiplicato per le migliaia di semafori esistenti nella città e per i successivi cambiamenti dei tre colori di ciascuno, è una delle più significative cause degli ingorghi, o imbottigliamenti, se vogliamo usare il termine corrente, della circolazione automobilistica. Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è ferma, dev’esserci un problema meccanico, l’acceleratore rotto, la leva del cambio che si è bloccata, o un’avaria nell’impianto idraulico, blocco dei freni, interruzione del circuito elettrico, a meno che non le sia semplicemente finita la benzina, non sarebbe la prima volta. Il nuovo raggruppamento di pedoni che si sta formando sui marciapiedi vede il conducente dell’automobile immobilizzata sbracciarsi dietro il parabrezza, mentre le macchine appresso a lui suonano il clacson freneticamente. Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l’automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l’uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall’altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco. Questo è l’incipit di “Cecità” di José Saramago. E niente, è che oggi è il compleanno dei signor Saramago. E niente, l’avete letto “Cecità”? No?!? Vergogna!  

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