Pelleossa di Veronica Galletta è come un mosaico, piccole tessere colorate che solo quando hai messo giù l’ultima ti puoi allontanare e vedere, nella sua completezza, il disegno che si è formato durante la lettura.
È un libro comodo, accogliente, è una storia raccontata piano, un po’ alla volta. La mattina a colazione, la sera davanti ad un bicchiere di vino, mentre si cammina in un bosco. È una favola e un po’ un romanzo di formazione, certe pagine ti fanno ridere come una commedia. È la storia di Ncantesimo e di tutto quello sta intorno.
E dei cani che guardano i peccati dell’omini.
È una storia narrata in una lingua in cui l’italiano si scioglie nel siciliano, e viceversa. Il risultato è un suono liquido che si muove su un ritmo regolare increspato da onde e risacche.
Mentre lo leggi pensi che possa andare avanti all’infinito, alimentandosi di questa lingua ibrida che gioca sui sensi e con i sensi.
Tessera dopo tessera Veronica Galletta costruisce i vènti di terra e vènti di mare, le ciucertole che sbucano dai taschini, le ingiurie. Un bambino che risponde ad un cieco, che è anche sordo, stringendogli la mano una volta per il sì e due volte per il no.
È tutto vivo in Pelleossa, anche le cose e le case. Anche i fantasmi e chi non c’è più. Vivono anche i sogni che hanno delle cose da dirti se li vuoi e si li riesci ad ascoltare. Vive, a modo suo, il paese di Santafarra, vivono la Casa Verde e la Cava d’Istrice, Il Camposanto Novo e la Fabbrica dei Pisci. Le reti da pesca, i cesti intrecciati. La nebbia che sale.
E il sud. Il sole che bombarda, la luce di mezzoiorna che si abbatte. Il mare che influenza gli odori e i colori, e anche gli umori, non importa se appartieni ai Terragni o ai Sali. Il sud con un altro tempo, quello lento ma costante, quello della terra, quello che scorre una stagione dopo l’altra. E proprio sulle stagioni che passano si dipana il tempo di questa storia. Il tempo presente, il tempo passato, che è sempre meno lontano di quanto sembri, ché forse il tempo è una spirale, e passato e presente finiscono per toccarsi.
Pelleossa di Veronica Galletta è la storia dei pinsèri ntorcinati come i rami dell’alivo saracino, pinsèri strangi che non si riescono a districare. E parole che a volte rimangono impigliate fra le ciglia.
È un libro sull’attesa. E sulle attese senza domande.
Forse era meglio rinunziare, e fare finta che tutto fosse normale, aspettare come s’era sempre fatto, che dopo gennaio arriva sempre febbraio […]
E sulla paura.
L’avemu tutti, ma devi stare attento. È come lo scuro della miniera. Non ti specchiare nella paura.
E su tutte le altre cose che necessitavano nèsciri al momento opportuno. La guerra, i silenzi, l’arrivo dell’Americani, le Teste, i ritorni, i lutti, i rimorsi, gli slanci, l’amore, domande taciute, lettere mai recapitate, un turbinio di infanzia a cui abbandonarsi. La terra e i padroni. Il paese, le famiglie. La Sicilia. Quello che c’è al di là del mare. Quello che si nasconde nelle grotte. La Liberazione che passa come uno scirocco, che si sa quanto dura. Tre, sei o nove iorna, e poi tutto come prima.
Perché il tempo forse è una spirale, ma la Storia di sicuro torna. Uguale a sé stessa.
Come un teorema di matematica, come una legge della fisica. La Terra girava intorno al Sole, la Luna attorno alla Terra, allo stesso modo Bronte succedeva, e succedeva, e succedeva ancora, e nessuno poteva fàrici nenti, né gli storpi come a lui né gli uomini che le frazza l’avevano tutte e due.
E poi ti sembra che le fimmine stanno solo sullo sfondo, e invece uno dei capitoli più belli è il 53 / Della Casa Verde, e di come certe vote bisogna cangiare pelle.
Ricoprendo la casa di una pelle odorosa e vegetale, aveva potuto liberarsi della sua, abbandonando a terra il vecchio vestito, come certi serpenti. Come la casa, che per Paolino era sempre stata ricoperta di foglie odorose, perché così l’aveva vista da quando era nato, nel mese di marzo del 1936.
E le braccia conserte e i capiddi nìuri rabbiosi sciolti sulle spalle di Angelica.
Ecco, io, se fossi una regista, di questo libro ci farei un film.
Pelleossa
Veronica Galletta
minimum fax, 2023
pp. 345
Metto qua le altre (non) recensioni sui libri di Veronica Galletta.