Mi cerco. Tra le cose che ho scritto e quelle ancora da scrivere.
Mi rintraccio negli oggetti che ho scelto di conservare, di tenere con me. E non si è trattato quasi mai di gusto estetico.
Mi chiamo ad alta voce nello sforzo di scriverle, quelle cose che ancora non ho scritto.
Ma le frasi sono sfilacciate, e le parole sono stropicciate.
Mi interrogo nei libri allineati, nei quaderni appilati, nei fogli sparsi e disordinati. Negli appunti illeggibili.
Mi spoglio dei vestiti che indosso, della voce che uso, dei gesti che mi determinano.
E scopro solo di essere molto, ma proprio tanto, stanca.