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Giorno: Luglio 20, 2011

Il tarlo ippopotamo – capitolo XV e gran finale

E niente, siccome ho saltato l’appuntamento del 17 oggi i capitoli sono due! Di cui uno, signore e signori, è il gragran finale! Buona lettura. A momenti, è questione di un attimo, metterò on line il PDF. Olé! qui il primo capitolo qui il secondo qui il terzo qui il quarto qui il quinto qui il sesto e il settimo qui l’ottavo qui il nono, il decimo e l’undicesimo qui il dodicesimo qui il tredicesimo qui il quattordicesimo _______________________ XV Tre giorni dopo ho raggiunto la sala del Consiglio Comunale insieme a Sergio, Mario e Antonio. Tarlo Ippopotamo era stato irremovibile su questo. Non era il momento di tentennamenti o stupidi errori. Non dovevamo sottovalutare nemmeno il più piccolo dettaglio, e non andare alla seduta straordinaria del Comune avrebbe potuto destare inutili quanto mai fastidiosi sospetti. Qualcuno avrebbe potuto cogliere pericolosi collegamenti. Ci siamo dovuti sedere quasi in ultima fila, non si era mai vista così tanta gente ad un Consiglio Comunale. Il brusio continuo e montante di tutte quelle voci confuse e sovrapposte mi trapanava il cervello. Cercavo inutilmente di isolarmi, di creare una barriera tra me e quello che mi stava intorno, di non farmi colpire dagli sguardi, dalle parole, dalla tensione palpabile che mi si riversava addosso come secchiate d’acqua gelida. È calato un silenzio irreale quando sindaco, assessori e consiglieri hanno preso posto in sala. Mi sono sforzato, ho cercato con tutte le mie forze di non farlo ma per una frazione di secondo, con conseguente scarica di brividi, i miei occhi hanno incontrato quelli dell’assessore Tugnetti. Aveva uno sguardo freddo, e un livore che non non tentava di nascondere gli colorava il volto di scuro. Gnac gnac gnac gnac. Ho trattenuto a stento un sussulto quando mi sono accorto di Tarlo Ippopotamo seduto tra i rami di uno degli alberi fuori dalla grande finestra della sala comunale. Mi sorrideva come a dire, ‘stai tranquillo, volevamo tutto questo, lo volevamo entrambi, mantieni la calma’. Mi ronzavano di nuovo le orecchie, rispondevo a monosillabi alle domande e alle affermazioni dei miei cari amici d’infanzia che mi parevano, in quel momento, dei perfetti sconosciuti. Non capivo nemmeno cosa mi dicevano o mi chiedevano. Non comprendevo niente del susseguirsi concitato di interventi. All’improvviso, però, nella testa si è fatto silenzio e le parole dell’assessore Tugnetti si sono incastonate granitiche nella mia mente. – Non cederemo a questa provocazione. L’ordine pubblico deve essere ristabilito, con ogni mezzo necessario. Non permetteremo né al singolo sovversivo, né ad un fantomatico gruppo organizzato di minare la nostra stabilità, la nostra tranquillità, la nostra sicurezza. In collaborazione con le forse dell’ordine, Polizia e Carabinieri, abbiamo elaborato un piano di controllo, prevenzione ed eliminazione alla radice di questo attacco alla nostra comunità. Abbiamo chiesto e ottenuto la collaborazione di caserme e commissariati limitrofi. Che il Killer dei lampioni sappia. Siamo sulle sue tracce e non ci fermeremo fino a quando non lo avremo assicurato alle patrie galere. Questa è una promessa. Una promessa che intendo mantenere ad ogni costo. La sala è esplosa in un applauso scrosciante, mi sono voltato d’istinto verso Tarlo Ippopotamo. I suoi piccoli occhietti neri sprofondati nel pelo e nel grasso si muovevano da una parte e dall’altra della sala, e un sorriso diabolico gli addobbava il muso grigiastro. Mi sono guardato intorno anche io, mentre applaudivo meccanicamente. Non ci ho messo molto a capire, stranamente. Sparsi tra il pubblico alcuni non solo non applaudivano ma, anzi, tenevano le braccia incrociate scuotendo polemicamente la testa. Quando mi sono voltato di nuovo verso la finestra Tarlo Ippopotamo era scomparso. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac. Gnac gnac. Gnac. Gnac gnac. Gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. _______________________ XVI Osservare quello che può accadere in una piccola comunità quando un evento straordinario arriva a scompigliare e manomettere il consolidato svolgersi della quotidianità può essere estremamente affascinante. Farlo da un posto privilegiato come quello in cui si siede colui che ha, letteralmente, lanciato il sasso e nascosto la mano rende tutto più interessante. E questo è quello che ho fatto, ho osservato. Quando sono rientrato a casa dopo il Consiglio Comunale Tarlo Ippopotamo era seduto in giardino. Beveva limonata dalla ciotola dell’insalata che era, ormai da tempo, entrata irrevocabilmente in suo possesso. Si è voltato, mi ha guardato e mi ha detto solo una cosa. ‘Adesso dobbiamo stare a guardare. Dobbiamo solo stare a guardare e goderci lo spettacolo’. Come al solito non ho capito subito quello che intendeva, del resto sono mai riuscito a guardare lontano quanto lui, e non credo che sarò mai in grado di farlo. Ma, come sempre, ho fatto quello che mi ha detto. Sono rimasto a guardare. E ovunque, per le strade, al bar, a lavoro, in sala d’attesa dal dentista, in coda alle poste, ovunque, sempre, non si parlava d’altro che del Killer dei Lampioni. Lentamente, come un fiume che monta per una pioggia lenta ma costante, ho cominciato a sentire qualcosa di diverso, qualcosa che non mi aspettavo. Un sottile malumore scorreva per le vie del mio paese, e il numero di quelli che avevano scosso polemicamente la testa durante il Consiglio Comunale non era affatto così irrisorio come mi era parso quel giorno. Non ho mai partecipato, ovviamente, a nessuna delle discussioni in cui incappavo ogni giorno, ma ero costantemente in ascolto. Il nome di Tugnetti rimbalzava di bocca in bocca, e se prima il Killer dei Lampioni sembrava essere l’incarnazione del disordine e della criminalità, adesso era quello dell’assessore che cominciava ad essere accompagnato da opinioni che sicuramente non gli avrebbero fatto piacere. Si diceva fosse solo un arruffone, uno che con la politica ci aveva fatto i soldi, altroché, e che in fondo, a ben guardare, nessun aveva chiesto tutti quei lampioni, che i problemi dei cittadini erano altri, che né lui, né il sindaco con tutta la giunta avevano, in fondo, fatto niente di veramente importante. Che bisognava vederci chiaro in tutta la faccenda, che non si potevano liquidare le azioni del Killer dei Lampioni come semplici atti vandalici,

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