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Giorno: Giugno 29, 2011

Il tarlo ippopotamo – VI e VII

Eh! Pensavate mi fossi distratta? E invece no. Ecco il sesto e  e il settimo capitolo de Il tarlo ippopotamo… Qui il primo capitolo, qui il secondo, qui il terzo e qui il quarto, invece qui il quinto. Olè! _______________________ VI Gnac gnac gnac gnac. Mi tengono d’occhio dunque. Gnac gnac gnac gnac. No, non tengono d’occhio me. Tengono d’occhio un teppistello qualunque. Gnac gnac gnac gnac. Devo riflettere. Gnac gnac gnac gnac. Devo stare calmo. Gnac gnac gnac gnac. Posso vincere questa guerra. Gnac gnac gnac gnac. Posso farcela. Gnac gnac gnac gnac. Tugnetti. Gnac gnac gnac gnac. Tugnetti è il mio problema. Gnac gnac gnac gnac. Tugnetti è il mio obiettivo. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Tugnetti. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Posso farcela. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. E poi sono svenuto. _______________________ VII Quando ho aperto gli occhi ho sentito la guancia incollata al pavimento e un leggerissimo odore di polvere, lo sguardo offuscato ha messo a fuoco delle briciole di pane, poi la gamba del tavolo, e poi più lontano, sotto il frigorifero. Mi sono girato e ho appoggiato la schiena a terra. Mi sono tirato su piano piano, prima a sedere, poi in piedi. Ho raggiunto la sedia più vicina e ci sono crollato sopra. La situazione mi stava sfuggendo di mano. Il tarlo ippopotamo era lì, tremante e affannato. Sapevo che avrebbe ricominciato. Mi sentivo quasi ridicolo, seduto nella mia cucina, ansante, con un turbinio di pensieri inafferrabili nella testa, le mani sudate appoggiate sulla formica del tavolo, il ronzio nelle orecchie. Distrutto da un lampione, assediato da un insetto formato gigante. Mi sentivo ridicolo, e patetico. Ma sapevo che il tarlo ippopotamo avrebbe ricominciato a mangiarmi, a sgranocchiare la mia serenità, a pulirsi i denti usando il mio equilibrio come stuzzicadenti. Mi sono alzato, mi sono versato un bicchiere d’acqua e ho deglutito sperando di ingoiare anche tutto il resto, anche il tarlo ippopotamo, quel grasso, grosso tarlo che si stava cibando di tutta una vita costruita sulla ricerca e il raggiungimento della serenità. Il grasso, grosso tarlo ippopotamo non mi avrebbe mai lasciato in pace. Lo sapevo. Era tutta colpa del maledetto lampione, con quel bagliore indecente che divorava tutto. Il mio tutto. Gnac gnac gnac gnac. Eccolo. Gnac gnac gnac gnac. Dovevo risolvere la situazione, in un modo o nell’altro. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Non potevo permettere a quel dannato lampione di annientarmi. Gnac gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac gnac. Mi sono voltato verso il grasso grosso tarlo ippopotamo aggrappato al pensile dei piatti con quelle sue zampette obese. Mi sono sfilato una ciabatta e gliel’ho lanciata contro. _______________________ che ve lo dico a fare? ci vediamo il due giugno

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