i diritti d’autrice di Ni una más #1
Quando ho cominciato, collaborando con la compagnia inoutput, a scrivere il testo di Ni una más, come al solito non ho speso molto del mio tempo a pensare a quelli che potevano essere i risvolti economici della mia scrittura.Quando è arrivato il momento di farlo non ho dovuto riflettere a lungo per arrivare alla conclusione che non mi sarebbe piaciuto guadagnare qualcosa da un testo così. Immediata, quindi, è stata la decisione di destinare gli eventuali diritti d’autrice, di volta in volta, a situazioni a me vicine e affini. Sono arrivati i proventi degli spettacoli che sono andati in scena nel 2013 e per amore della precisione volevo rendere tutte e tutti partecipi delle mie scelte. Una metà di questi diritti d’autrice andranno dritti dritti nelle casse di un gruppo di amiche e compagne, belle e forti, che portano avanti, non senza qualche difficoltà economica, un percorso (gratuito) di autodifesa per sole donne.Ho sempre detto che la violenza di genere ha mille aspetti e mille possibili soluzioni. Una di queste, a cui credo fermamente e che credo, fermamente, fondamentale, è la capacità di autodeterminarsi e di difendersi. Fisicamente e sentimentalmente. Partire da sé, imparare a riconoscere la propria forza, i propri limiti e le proprie capacità e peculiarità. Radicare i piedi a terra per rispondere ai colpi, di qualunque forma. L’altra metà andrà dritta dritta nelle casse di un altro gruppo di donne, sorelle amiche e compagne, che stanno cercando di organizzare una serie di iniziative itineranti in giro per l’Italia per raccogliere soldi che a loro volta andranno dritti dritti nelle mani delle donne sudafricane che, nel modo più concreto possibile, lavorano per supportare, e salvare, le lesbiche che in sudafrica vengono stuprate, e uccise, per correggere, e punire, la loro omosessualità. Ecco, questo. E nel mio piccolo sono fiera di poter andare concretamente al di là delle mie stesse parole.