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Noi siamo campo di battaglia – Nicoletta Vallorani – (non) recensione

Noi siamo campo di battaglia di Nicoletta Vallorani mi ha colpito molto più di quanto pensassi. Qualcosa, di questa storia, si è sedimentato e non smette di ticchettare. Qualcosa tra le parole, nelle pagine, qualcosa tra tutto quello che l’autrice ha voluto dire, raccontare, portare in superficie.

Ho sempre vissuto nel mondo delle storie più che in quello reale e a questo punto penso sia quasi un privilegio. Siamo tutti scuciti dalla concretezza delle cose, e forse l’immaginazione ci salva. Salva me, on ogni caso.

Salva anche me. Mi solleva e mi protegge, mi nutre. Il potere dell’immaginazione, il potere delle storie, il saperle raccontare, il saperle raccontare bene, tutto questo è dentro a questo romanzo. Le storie che uniscono, le storie che ci raccontano, che ci raccontiamo e che raccontiamo, memoria. Per restare vivi. Per non dimenticare il futuro?

Ma non è questo, non solo questo. Qualcosa nella scrittura, che è pacata. Nel linguaggio, familiare e, paradossalmente, concreto. Lineare, le parole fanno quello che devono fare. Segnano un percorso, una direzione. Individuano una possibilità, in questo tempo obliquo, in questo tempo cipolla. Questo tempo che procede trasversale rispetto ai fatti del mondo.

Una possibilità, breccia, fessura. Intercapedine. Una crepa nel potere.

Ripensarci in un mondo diverso.

Questo, ecco. Forse questo. Ripensarci in un mondo diverso, in modo diverso.

Di mestiere faccio la linea di confine. Mi oltrepassi e sei in un altro mondo.
Il mondo che c’era è finito, consumato in una strada dove i segnaposti di ogni trasformazione hanno la forma austera di statue commemorative, cadaveri sporchi e infetti trasformati in memoriali che servono soltanto ad attenuare le colpe. Questo è un popolo che ama pentirsi per non dover pagare i suoi sbagli e che sa che dopo il pentimento tutto sarà dimenticato.

Forse, ecco. Questo. Aver narrato la frattura che abbiamo attraversato, la rottura. L’annullamento delle complessità, dove la critica diventa oscena e il dubbio indicibile.

Noi siamo campo di battaglia di Nicoletta Vallorani mi ha colpito molto più di quanto pensassi. Forse perché è vero, che alla fine, è nelle storie si trova il bandolo.

Almeno uno. Non dico tutti.

Così abbiamo cominciato a lavorare per costruire fratellanze clandestine nel caos. Operavamo in una sinfonia difficile da spiegare, come pari. Nessun capo. Nessun padrone, nessun patriarcato. Nessuna separazione di genere o di altro tipo. Nessuna creazione e nessun riordino. Caos fertile. Non sempre i frutti arrivavano e non dappertutto la terra respirava come nel Vivaio, ma noi creature compost ci siamo sempre state, e non siamo mai diventate capi.

Noi siamo campo di battaglia
Nicoletta Vallorani
zona42, I libri dell’Iguana 2022
pp. 320

Noi siamo campo di battaglia
Noi siamo campo di battaglia
Noi siamo campo di battaglia

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