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Sakuraba Kazuki – Red girls – cit.

“Tōko, lo sai che in Giappone, prima dell’epoca Mejii, non c’era un termine che potesse tradurre alla perfezione l’inglese love? Questo significa che mancava il concetto stesso di amore romantico. L’amore di cui parliamo oggi arriva dai paesi occidentali!”
”Sì, questo lo sapevo.”
”Lo sapevi? Mmmh… Allora senti questa. C’è una tribù in Micronesia che non ha una parola per indicare la tristezza.”
”Oooh! Non lo sapevo!”
”Il termine che più si avvicina al concetto è fago, ma significa essere tristi per compassione, soffrire quando si vede soffrire qualcun altro. Non esiste una parola per identificare il dolore del proprio animo. Perché non serve. Sono persone gentili, non trovi? Prova a rifletterci, Tōko. Hanno una parola per esprimere l’inquietudine che deriva dal vedere la sofferenza altrui, ma non una che indichi la propria. Eppure gli essere umani sono creature ossessionate dalla propria tristezza! Voglio dire, abbiamo la tendenza a pensare che se noi stiamo bene allora va tutto bene”.
”Mmmh…”
”Oh, e ho sentito dire che in Africa esiste una tribù in cui le donne si sposano tra loro. Vivono tra donne e fanno figli coi parenti di sesso maschile delle loro compagne. Roba da non credere, vero? Il buon senso e le norme in vigore nel mondo in cui viviamo non sono le stesse dappertutto… Prova a pensarci, non ti fa sentire meglio?”.

copertina del romanzo Red Girls di Sakuraba Kazuki

Red girls
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