«Spesso ho camminato lungo strade dove la gente vive in fila, e le case sono tutte uguali, e mi sono chiesto che diamine facessero le donne lì dentro», disse. «Ci pensi un attimo: siamo all’inizio del ventesimo secolo, e fino a qualche anno fa le donne non erano mai uscite da sole e non parlavano mai. Per migliaia e migliaia di anni questa curiosa vita di silenzio si è svolta sullo sfondo, senza che la vedessimo mai rappresentata. È ovvio che scriviamo sempre di donne: per insultarle, per deriderle, o per adorarle; ma mai che siano le donne stesse a scrivere. Io credo che ancora non sappiamo come vivono o che cosa pensano, o che cosa fanno con esattezza. Se si è uomini, le uniche confidenze che riceviamo dalle signorine riguardano le loro storie d’amore. Ma la storia delle donne di quarant’anni, delle donne che non si sono sposate, delle donne che lavorano, delle donne che hanno un negozio e tirano su i propri figli, delle donne come le sue zie o la signora Thornbury o la signorina Allan… non si sa niente di loro. Non ve lo diranno mai. Forse hanno paura, o forse hanno un modo tutto loro di trattare gli uomini. È sempre il punto di vista degli uomini che viene rappresentato. Penso ai treni: quindici vagoni per gli uomini che vogliono fumare. Non le fa ribollire il sangue? Se fossi una donna, farei saltare le cervella a qualcuno. Non ride di noi? Non pensa che sia tutta una gran montatura? Lei… insomma che effetto le fa tutto questo?»
Virginia Woolf, La Crociera (1915)
altro sulla signora Woolf
5 risposte
Non leggo il post perchè purtroppo non ho ancora questo libro… maledette librerie poco fornite! dovrò ordinare da internet ma sn pigra…. 😮
tranquilla :-), non è una delle mie (non)recensioni ma solo una citazione… senza spoiler
ok allora ci do un’occhiatina 😉
sto diventando matta cercando le lettere..dato che le edizione einaudi sono esaurite.. e non si trovano in giro… che dolore T_T
l’ho letto.. è stupendo…. devo avere quel libro!!!
È bello, sì. Sopratutto se letto in “prospettiva”. La differenza con i lavori successivi, sopratutto con l’ultimo, “Tra un atto e l’altro”, o con “Le Onde” è evidente sia dal punto di vista della struttura che per il linguaggio. Interessante vedere in evoluzione quella ricerca della Woolf di una “struttura elastica” (mi sfuggono le parole esatte che usa, mi pare, nei diari) che possa contenere tutto il possibile a livello di materiale narrativo e linguaggio.
Lo sto leggendo in “Tutti i romanzi” della serie Mammut della NewtonCompton che mi hanno regalato 🙂