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XIV
Tarlo Ippopotamo camminava lento. Gnac. Ogni tanto si fermava per grattarsi l’orecchio con l’unghiona della zampa posteriore. Gnac gnac. Io cercavo, in modo confuso e quindi inutile, di capire in che modo le cose avessero potuto precipitare così velocemente. Gnac. Continuava a ripetermi che dovevo stare calmo, che era tutto sotto controllo, che c’era da aspettarselo, che dovevamo solo stare calmi e riflettere, senza farsi prendere dal panico.
Ma io ormai nel panico ci ero sprofondato con tutte le scarpe, e mi fischiavano le orecchie, anche a tenerci le mani sopra, premendo fortissimo, fischiavano ugualmente. Sentivo caldo e poi freddo e poi di nuovo caldo. E il nodo alla bocca dello stomaco che mi si era formato poche ore prima al minimarket non accennava a sciogliersi. Nemmeno si allentava. Ogni tanto mi guardavo le mani, tremolavano come le foglie della mia passiflora sotto la brezza mattutina.
Non avevo avuto tempo di trovare una risposta alla mia domanda, con le mani strette intorno al carrello della spesa avevo atteso un secondo di troppo, dando modo ad Alfonso di intercettare il mio sguardo. Avevo sorriso, con il cuore che ha saltato a piè pari un battito creando un vuoto improvviso che mi aveva fatto girare la testa.
E senza neanche rendermene conto ero già ad un passo dal gorgo vorticante degli eventi.
– Giovanni, carissimo, sarei passato da te nel pomeriggio. Stiamo interrogando tutti quelli che vivono vicino ai lampioni colpiti. Hai saputo sì?
Avevo saputo? Certo che no, completa estraneità ai fatti. Gnac gnac gnac gnac.
– Su, paga la spesa. Ti accompagno a casa e ti aggiorno. Signore, signori, ho già detto fin troppo. Vi terremo informati attraverso i canali ufficiali. State tranquilli, il Comune ha tutto sotto controllo. Circolare, adesso, circolare.
Gnac gnac gnac gnac.
Avevo camminato di fianco ad Alfonso aggrappandomi ai pelati e ai salatini come fossero stati l’unica via di salvezza. Avevo annuito, confermato, sospirato con una sola idea in testa. Arrivare a casa, oltrepassare la soglia, chiudermi la porta alle spalle e scomparire.
– In Comune sembrano tutti impazziti, Giovanni, credimi. So che con te posso essere sincero, ci conosciamo da anni, mi fido di te. Non sappiamo da che parte muoverci. Il sindaco non sa cosa pensare, Tugnetti sembra un leone in gabbia, ha preso tutta questo storia come se fosse un attacco personale. Sì, insomma, ne ha sempre fatto un vanto di questo incremento dell’illuminazione cittadina, la rivalutazione del territorio, l’appoggio ai progetti per il turismo. Il suo partito ci ha basato la campagna elettorale. Grida al sabotaggio, lancia accuse a destra e sinistra. Hanno indetto un Consiglio Comunale straordinario, inviteranno tutta la cittadinanza a partecipare. Minaccia di creare una Task Force per trovare questo Killer dei lampioni. Sì, Giovanni, così lo chiama, il Killer dei lampioni.
Tarlo Ippopotamo aveva ascoltato tutto senza dire una parola, sgranocchiando imperterrito un tronchetto di robinia, e poi aveva cominciato a camminare su e giù.
Ganc gnac gnac gnac. Gnac gnac gnac. Gnac gnac. Gnac.
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a domenica 17!