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chiudi bene la porta, che stasera tira vento

Chiudi bene la porta, che stasera tira vento, è un vento fortissimo. Tira su per aria le cartacce da terra e se le porta via, fa oscillare gli alberi e sbattere le persiane. Chiude bene, chiudi bene la porta per favore. Chiudi anche la finestra, chiudi tutto. Il vento mi fa paura, mi ha sempre fatto paura. E stasera non ho voglia di avere paura. Mi metto qua, nell’angolo comodo del divano e provo a non fare rumore. Respiro piano, passami solo la coperta. Non ho freddo, no, ma fuori c’è il vento, e il vento mi fa paura e con la coperta addosso mi sento più tranquilla. No, non leggo stasera. Guardo le pagine ma mi sfuggono le parole, non riesco a stringerle, non riesco a tenerle in ordine. Se ne vanno via senza dirmi niente. Sarà colpa del vento, chi lo sa. Sì, puoi sederti qua vicino a me ma non ho voglia di parlare. Non saprei cosa dire, ho pensato troppo oggi. Ho pensato troppo a cose a cui non mi andava di pensare e ora sono un po’ stanca. Mi piacerebbe che fosse inverno, almeno stasera. Questa stanchezza appartiene all’inverno. Domani no, domani voglio il sole, e il caldo. E passeggiare da qualche parte, ti va? Bene, allora domani ci facciamo una passeggiata. Hai sentito? Ho sentito un rumore. Sì, hai ragione, sarà il vento. Maledetto vento, lo odio. Hai chiuso bene la porta? Sì, lo so che non è solo colpa del vento se stasera son così, lo so. Ma non ho voglia di pensarci, preferisco dare la colpa solo al vento. Mi tremano ancora un po’ le mani, lo so, ma non ti devi preoccupare. È normale, sono i pensieri che si assestano. Ci sono abituata, mi conosco. So come sono fatta, quando penso troppo poi i pensieri si devono assestare e mi tremano le mani. No, non c’entrano le sigarette e nemmeno il caffè. Sono i pensieri, credimi. Cosa penso di fare? Non penso di fare niente, semplicemente. Non c’è niente che io possa fare. Non stavolta, non è compito mio. Un bicchiere di vino? Sì, beviamo un bicchiere di vino. No, non posso fare niente. Vorrei, in un certo senso, ma non posso. Vorrei in un senso astrattatto, se così si può dire. Vorrei sempre fare qualcosa, in questo senso dico, in senso generale, se stessimo discutendo per ipotesi e non nella concretezza. Mi dispiace sempre quando succedono queste cose. È una specie di perdita, no? Buono questo vino, ricordiamoci di prenderne ancora. Si, è come se perdessi qualcosa quando le cose vanno a finire così. Senti, senti che vento. Mettiamo un po’ di musica, sì? Un po’ di musica così non sento il vento. Domani dove andiamo a camminare? Ho voglia di far andare i piedi uno dopo l’altro, uno dopo l’altro. Decidiamo domani, domani ci alziamo e decidiamo. Sì, me lo domando cosa succederà. Ma non ce l’ho una risposta, e non è un problema. Avessi sempre tutte le risposte, sapessi sempre rispondere a tutte le domande che domande sarebbero? Sarebbero solo ragionamenti ininterrotti, un unico lunghissimo, noiosissimo discorso. Oddio, m’è partita la vena filosofica. Sarà il vino. No, non ho voglia di andare a letto. Ancora no. È troppo presto, è ancora tutto qui. Addosso, sulle mani, nella testa. Sento l’eco. Non voglio andare a letto portandomi l’eco di tutta questa giornata. Voglio stendermi nel letto, infilarmi sotto il lenzuolo e addormentarmi subito. Se vado a letto adesso mi porto appresso l’eco. Il vento e l’eco. Non ci voglio nemmeno pensare, guarda. Me lo immagino così l’inferno, provare a dormire mentre fuori c’è il vento e nella testa l’eco di una giornata di merda. Adesso basta però, basta parole. Basta pensieri. Altrimenti l’eco non se ne va.

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