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Cos’altro ancora?

«Scriverò agli assessori alla Cultura dei Comuni del Veneziano perché queste persone siano dichiarate sgradite e chiederò loro, dato anche che le biblioteche civiche sono inserite in un sistema provinciale, che le loro opere vengano ritirate dagli scaffali: è necessario un segnale forte dalla politica per condannare il comportamento di questi intellettuali che spalleggiando un terrorista». […] «Chiederò di non promuovere la presentazione dei libri scritti da questi autori: ogni Comune potrà agire come crede, ma dovrà assumersene le responsabilità». (tutto l’articolo è qua, se proprio vi volete male)

Queste sono le parole dell’assessore alla Cultura della Provincia di Venezia con delega alle Biblioteche, Raffaele Speranzon.

Di cosa vaneggia? Molto semplice. Nel 2004 alcuni scrittori e scrittrici firmarono una petizione per la liberazione di Cesare Battisiti. Secondo la brillante idea dell’assessore Speranzon i libri di suddetti autori e autrici devono essere rimossi dalle biblioteche. E che con ardore e virilità si boicottino incontri e presentazioni.

Delirio puro. Pericolosissimo puro delirio.

E la questione, che ve lo dico a fare, non è certo “Battisiti sì, Battisti no”. Qui siamo oltre.

Io altre parole da aggiungere non ce le ho. Davvero.
Seguite la stanza dei bottoni dei Wu Ming.  Perché (cito) “Ha ragione Quadruppani: non si può reagire con un’alzata di spalle, dire “è solo una provocazione”, consigliare l’indifferenza “per non fare pubblicità a certa gente”. A volte bisogna fare così, ma non sempre.”

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