C’è una cosa importante che dico ai miei corsisti. Imparate ad ignorare il vostro censore interno, mandatelo affanculo quando vi sedete e iniziate a lavorare. Mandatelo affanculo, è necessario, se non lo fate lui ucciderà qualsiasi cosa che inizi ad assomigliare ad un racconto, ucciderà qualunque idea che dalla mente proverete a depositare su un foglio. Allontanatelo. E’ solo la paura del giudizio, è solo la paura del fallimento. E’ solo ansia da prestazione. Dico loro che le parole hanno bisogno di spazio, e di coraggio, di incoscienza e voglia di sperimentare. Lasciatevi andare, vomitate quello che avete da dire. Quando si scrive non c’è tempo per i “se” e i “ma poi”. Quando si scrive, quando si cerca di concretizzare l’immagine che si è depositata nella testa non c’è tempo per nient’altro. Non fatevi fregare dalle domande inutili. Non fatevi fregare dalla paura.
È sempre con un grosso carico di angoscia che mi accorgo di quando cado nel predicare bene e razzolare malissimo.