L’Isonzo scorre tranquillo e pulito; respira in modo uniforme e profondo.
Tra la folla ci sono molti bambini, perché è tempo di vacanze estive. I bambini non hanno la più pallida idea della Storia. Esattamente dieci anni dopo, quegli stessi bambini, nello stesso luogo, interrati nelle proprie trincee, strisceranno nel fango fino a scomparire nell’Isonzo, e le immagini di questa solenne giornata di sole si faranno strada tra le rapide impazzite color smeraldo dell”‘acqua benedetta” come tante lucciole, come una ninna nanna, come un’eco, scivolando sotto le loro palpebre e sussurrando addio in almeno cinque lingue diverse. Loro invece, nel rantolo della morte, chiameranno le proprie madri -Mutti, Mama! Mamma, oh, mamma! Majko! Anyuka, anyuka! Mamusiu! Maminka! Gli uccelli non voleranno. Gli uccelli cadranno. Una pioggia nera di uccelli diventerà il sudario dell’Isonzo.
Francesco Ferdinando, accompagnato dai membri della sua famiglia, scende dal treno, stringe la mano ai costruttori, saluta con ampi gesti la gente raccolta, si sbraccia, sorride, quindi s’avvicina alla balaustra di quel meraviglioso, bianco ponte, scolpito da 4.533 blocchi di pietra calcarea del Carso, e rimane a osservare il fiume che splende. L’architetto Rudolf Jaussner e l’ingegner Leopold Orley non nascondono l’orgoglio e l’emozione. Francesco Ferdinando guarda verso il fiume Soca/Isonzo e non ha idea di quanti giuramenti d’amore e di quante promesse appassionate siano stati pronunciati proprio lì, mentre lui, il fiume, cresceva, straripava furioso, incapace di arrestare la caduta del cielo. Jaussner e Orley hanno impiegato due anni per realizzare questo miracolo: il più grande ponte ferroviario a arco mai costruito su un fiume. Per la sua edificazione sono state utilizzate cinquemila tonnellate di pietra; l’arco centrale, costruito di tutto punto in soli diciotto giorni, ha una campata di ottantacinque metri, ampiezza mai vista prima di allora.
Viene inaugurata così la celebre Transalpina, la linea ferroviaria che collegherà direttamente la costa, ovvero Trieste, con l’Austria.
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