Il corpo inverso di Barbara Guazzini – (non) recensione
Assenza. Perdita. Potrebbero essere queste le parole per orientarsi nella lettura de Il corpo inverso di Barbara Guazzini.
Assenza. Perdita. Potrebbero essere queste le parole per orientarsi nella lettura de Il corpo inverso di Barbara Guazzini.
Sono fame di Natalia Guerrieri è un libro appiccicoso, intriso di sudore, e un velo di polvere. E una rondine che sulla sua bicicletta scarta le macchine, gli sguardi, il livore, la noia, l’abbandono, l’immondizia di una Capitale che è tutte le capitali di cemento, solitudine e alienazione.
Denti di latte di Silvia Calderoni è, cito dalla pagina di Fandango Libri, un libro indefinibile, inedito, umanissimo.
Un centinaio di pagine così dense che non si riesce bene a capire come Silvia Tebaldi sia riuscita a far stare così tanto in così poco spazio.
Pelleossa di Veronica Galletta è come un mosaico, piccole tessere colorate che solo quando hai messo giù l’ultima ti puoi allontanare e vedere, e capire, il disegno che si è formato durante la lettura.
Ultramarino di Mariette Navarro è narrazione in purezza. Narrazione intesa come l’atto del narrare, di rappresentare con la parola scritta, o altri strumenti, storie, situazioni reali o fantastiche.
L’invincibile estate di Liliana di Cristina Rivera Garza è un memoir, è una biografia e un’autobiografia. È un romanzo, ma è anche una storia vera. È ri-costruzione e de-costruzione.
Scena di apertura, la fuga. Qualcuno corre, nel buio, scappa. Un ponte di legno e corde, delle siepi. Cinghiali dalle zanne gialle e appuntite che con i denti rompono il metallo.
La cronologia dell’acqua è voce. Voce che torna, su carta, attraverso la carta e grazie alla carta, potente, dissacrante, onesta. Reale. Vera. Una voce piena di segreti furiosi, rotture e vergogna.
È una mano che allarga la ferita aperta e mostra la carne viva, sangue, muscoli, tendini. E manifesta l’illusione perpetua delle rivoluzioni. È la descrizione del potere che alimenta, difende e replica se stesso.